Reale, virtuale?

“Credo solo a ciò che vedo”.   “Sono come San Tommaso”.    “Ognuno vede solo ciò che vuol vedere”.    “La realtà è quella che è”.    “Sono solo nostre proiezioni”.    “Per nulla, io ci credo, eccome!”.     “Hai presente “Matrix”, il film? Ecco, così…”

Proprio come Neo e Morpheus in “Matrix” potremmo affrontare il tema di ciò che è vero e di ciò che “sembra”. Potremmo continuare per ore a fare citazioni sull’eterna questione della consistenza degli eventi e sul loro significato nelle nostre vite: Reale o non reale? Vero o falso? Ci credi o no? E come non ricordare la mitica frase di Nexus 2 in “Blade Runner”: “Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare…” L’abbiamo pronunciata tutti almeno una volta, scherzando con gli amici, eppure… E ognuno ha la sua idea, costruita sulla propria esperienza. Più passa il tempo e più questa idea si consolida, finché un giorno succede l’inaspettato: càpita un fatto, incontri una persona, e tutte le tue certezze cominciano a vacillare… Che sta succedendo? No, non è possibile, ma sarà un caso. Appunto. Cosa sarà?

La domanda è molto di moda, in realtà, tralasciando l’aspetto religioso fideistico che nasce con l’uomo stesso (rimando alla scena del monolite in “2001 Odissea nello spazio”),  e alle meravigliose intuizioni di tutta la Filosofia Classica fino alla pre-industriale, è dall’inizio del secolo circa che menti eccelse cercano di dare una risposta scientifica ( ? ) ad una questione di questa portata.  Qualche nome? Bohr, Einstein, Curie, Heisenberg, Pauli, Planck, solo per citarne alcuni…

E a proposito di coincidenze, Heisenberg formulò il suo Principio di Indeterminatezza approfittando del fatto che il suo maestro, Niels Bohr era in vacanza in montagna, a sciare! Chissà, se quel giorno Bohr fosse rimasto in istituto a Copenaghen, questo principio forse non sarebbe mai stato enunciato…  Merito di una nevicata? Chissà… Chi può dirlo? Appunto!

 

Ah scusate, un’ultima precisazione: nell’immaginario della stragrande maggioranza di noi, “la Fisica” è Albert Einsten, come negarlo… Ci fossero ancora dei dubbi, con tutto il rispetto per i gemelli siamesi, la comunicazione “a distanza”, “non locale” delle particelle è implicata anche in una legge fisica detta il Paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen che di questo, appunto, parla. Per i più curiosi lo si trova in Rete. Anche l’amico Albert è del “clan”, malgrado fosse il più rompiscatole del gruppo del suo tempo!

 Ciao! Alla prossima pagina…

Silvia

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