(immagine con autore sconosciuto, di dominio pubblico)
Oggi è il 6 Aprile. Data Olimpica, perché era il 6 Aprile 1896, (altrove riportata come 25 Marzo, secondo il calendario giuliano di quel periodo) anniversario della indipendenza della Grecia dall’Impero Ottomano, quando iniziarono ad Atene le prime Olimpiadi dell’era moderna. E fu Re Giorgio I a concretizzare l’idea di Pierre Fredy, a tutti più noto come Barone De Coubertain.
Ma a noi italiani interessa, più delle altre, la data della maratona che si corse il 10 di Aprile: perché? Il signore che vedete nella foto si chiama Carlo Airoldi, lombardo di Origgio nel 1869, Varese, e per ciò che racconta la sua incredibile vita va considerato il più grande maratoneta di tutti i tempi. Carlo Airoldi è passato alla storia per due incredibili imprese: la seconda, in ordine di tempo, la compì quando andò a piedi (ripeto, avete capito bene, A PIEDI, in UN MESE di cammino), da Milano ad Atene per partecipare a quella Olimpiade. Carlo era figlio di contadini, umili origini e pochissimi soldi. Per partecipare alle gare doveva ogni volta cercare faticosamente quanto serviva per il viaggio e l’iscrizione. Dunque, andò a piedi, passando probabilmente anche per Treviso, tranne un breve tratto in nave dal confine albanese al Patrasso, a causa di impossibili condizioni atmosferiche, da Milano ad Atene e già questa è l’impresa di per sé. All’epoca era già famoso come maratoneta e i Greci lo temevano moltissimo: la gara, infatti, ricordava la celebre battaglia di Maratona, quando Filippide nel 490 a.C. corse i 42 chilometri per annunciare ad Atene la vittoria di Milziade sui Persiani, pur in clamorosa inferiorità numerica di soldati.
Fatto sta che il nostro Carlo aveva tempo prima, ecco la prima impresa, appunto, vinto la Milano-Barcellona, 14 tappe, che aveva raggiunto sempre in carenza di finanziamenti, addirittura soccorrendo, in prossimità del traguardo, il secondo concorrente dietro di lui, il temibile francese favorito della corsa, portandolo al traguardo sulle spalle, e assegnandogli il secondo posto urlandolo alla giuria. Gli organizzatori, del tutto ammirati da questo gesto così più unico che raro, lo premiarono con un minimo rimborso spese perché potesse almeno tornare a casa. Questo rimborso gli costò, poi, ad Atene l’accusa di professionismo laddove le Olimpiadi erano riservate ai dilettanti. Leggendo le varie cronache dell’episodio, qualcuno sostiene che Louis, un pastore di capre, “doveva” vincere “politicamente” quella gara, che per lui, tra l’altro, fu l’ultima. Non avremo mai la controprova in strada, ma su chi fosse il più forte dubbi non ce ne sono.
Nella storia delle Olimpiadi ricordiamo nomi fenomenali: Dorando Pietri, Jesse Owens, Livio Berruti, Cassius Clay/Muhammad Ali, Mark Spitz, gli Abbagnale, Carl Lewis, e potremmo proseguire fino ai giorni nostri, ma Carlo Airoldi sarà anche stato escluso dalle Olimpiadi, ma è il primo della lista nella Leggenda dello Sport.
La società sportiva cucita sulla maglia non poteva che chiamarsi “Voluntas”: niente per caso. Destino.
Vince
(immagine con autore sconosciuto, di dominio pubblico)