Le tracce che restano

Parthenope lascia tracce. Importanti, nello spettatore. A prescindere e comunque, anche se non le si vuole,  ma restano.

Questo nuovo film di Sorrentino é un affresco a macchie di colore impresse sulla tela sempre inaspettate ma continue, luminose e buie, vive e tristi, come le passioni che suscita. A volte commoventi, a volte fastidiose. Per me, quelle fastidiose lo sono state per amore di questa città straordinaria, che sa essere insieme una diva stellare e un’ombra imperscrutabile.  Un continuum di antinomie, di paradossi, di rischi e di rinunce: tutto l’animo greco di Napoli in questo é rimasto presente da più di 2500 anni. Il Destino da accettare e il Destino da combattere: entrambi sempre presenti in questo contesto così unico e prezioso.

Tutto attraverso gli amori di Parthenope, la protagonista. Attraverso il suo percorso, le sue contraddizioni, la sua crescita, i suoi vuoti, i suoi successi, le sue scelte, la sua nostalgia in fondo mai sopita.

Vedo già le espressioni di sala di quegli spettatori a cui alcune sequenze daranno fastidio, sembreranno inutili,  sovrabbondanti e costruite “ad arte”: ma il magnifico professore di antropologia, Devoto Marotta, interpretato da Silvio Orlando, svelerà loro, verso la fine del film, come quelle scene vanno viste e quali sono gli strumenti personali di cui dotarsi per poterle “vedere”, Dice proprio così: “vedere”. Grazie, Professor Marotta.

Sembra un film “lento” ma non lo è. Ha i tempi necessari per riflettere, mentre si guarda. Necessari. La durata, non breve, del film, mi è volata: perché “mi ha rapito” e, in alcuni momenti, commosso, anche nei passaggi  più forti, quelli poco digeribili: ma la vita è questa, può piacere o no, ma è questa, specie se hai l’età ma anche soprattutto la FORZA per vederla con gli occhi del Professor Marotta. Scoprirete perché.

Il tutto circondato da una fotografia straordinaria: momenti di luce meravigliosamente accecante.

Ho portato a casa con me un invito forte da questo film: se si ha la capacità di commuoversi, gioire,  conoscere il perdono, saper e voler amare, proteggere, togliere, ricordare, sentirsi parte del mondo, beh, queste capacità, che sono la nostra sensibilità, siano il nostro patrimonio: si muore solo veramente quando si diventa insensibili e si perde la memoria della bellezza. Che pure abbiamo ricevuto. Da chi ci ha amato e ci ama.

Per chi vorrà, buona visione.

Vince 

occhialideldestino@gmail.com