Ciao a tutti.
Ho scritto questo articolo per due motivi fondamentali: il primo, il più importante, per ringraziarvi ancora una volta per le nostre condivisioni, soprattutto del mattino, che sono un vero e sincero piacere per me. Poi perché ho fatto in questi giorni una considerazione: il post del 5 Febbraio scorso, che vedete ricordato qui, “Originali”, è il mio primo post che, in termini di like, è andato in terza cifra, più di 100… Mi scuserete la precisazione doverosa, non sono qui naturalmente a parlare di numero di like se non per il fatto, che poi è la vera sostanza di questo post, che dietro ai nostri like ci siamo noi, con le nostre personalità e con le nostre visioni delle cose. In questo senso, io mi ritengo una persona fortunata a condividere i miei post con voi, perché, pur non essendo io assolutamente il giudice di nessuno (ci mancherebbe altro, lascio come sapete bene, perché l’ho detto più volte, ai nuovi “guru emergenti”, l’onere e l’onore di fare da “guide”…), vi chiedo mi venga concessa la facoltà di dire che sto conoscendo bellissime persone della cui conoscenza sono molto felice. Premesso ciò e tornando al post, il secondo motivo per cui ho scritto è mi sono chiesto perché, tra tutti, proprio questo ha avuto il maggior riscontro… Credo di poter dire perché, in fondo, tocca una esigenza personale fortissima in questo periodo storico che ci ospita, e cioè il nostro bisogno, anzi, direi, necessità, di non soccombere ai vari “tritatutto” di massa che tendono alla omologazione delle persone e dei loro sentimenti. Ma come tutte le cose, anche la consapevolezza, obiettivo a cui tendiamo con determinazione, ha il suo “rovescio della medaglia”: più aumenta la consapevolezza, figlia della sensibilità e della evoluzione, più l’evidenza di certe strategie di “standardizzazione” delle persone ci suona come una violenza inaccettabile. In fondo, la problematica della omologazione delle persone non è nuova; rimanendo limitati a tempi recenti, e prendendo spunto dal boom economico e gli anni successivi a quello, è stato un crescendo continuo… Chi condivide con me l’età anagrafica, ricorderà il “paradosso”, che veniva insegnato in tutte le scuole di Marketing, della vecchia Fiat 126 (una “scatoletta” costruita in Polonia, quanto di più “di massa” si possa pensare…) che portava l’etichetta “Personal” sulla carrozzeria, sic…! “Personal”…. Una presa in giro, ma faceva sentire il cliente “esclusivo”, anche se non lo era affatto… Fino agli attuali modelli di abbigliamento, piuttosto che televisivi, socialnetworking, o quant’altro…
In questo senso, la riaffermazione della nostra Unicità, della nostra Irripetibilità, sta diventando, ancor più che nel passato, un terreno su cui stiamo lavorando molto ed investendo le nostre migliori risorse personali, convinti come siamo che una specie di “piovra delle coscienze” ci stia mettendo sotto attacco. E che l’attacco questa volta, sia più massiccio. La differenza sta, secondo me, nella “riscoperta” e nel nuovo modo di approcciare principi che, in fondo, appartengono al genere umano da quattromila anni, penso, ad esempio, a quanto, oggi, sia più diffuso il pensiero di Seneca, o quanto la Fisica Quantistica si stia affermando anche tra i non addetti ai lavori, ma che forse per la prima volta vengono approcciati quasi come un carattere di urgenza, perché “Matrix” (vedasi il film) sta accelerando nel suo lavoro di “falsificazione” della realtà. Per renderci tutti più aridi e insensibili, perché a questo porta l’omologazione, privandoci così del confronto, vero alimento della nostra evoluzione.
In questo senso le nostre “antenne della percezione” hanno, appunto, smascherato questo meccanismo e stanno lavorando a fondo perché sia la nostra reciproca diversità ad essere un valore. La nuova sfida che ci aspetta non è più, come nel passato, se “nascondersi” nella zona di confort della regola scritta da altri, oppure fare un passo in avanti per uscirne, da quella zona, ed affrontare i rischi della affermazione del sé, perché, credo, questa scelta è stata fatta… Ora la sfida è “essere sé stessi”, mettere giustamente se stessi al centro, ma senza diventare egocentrici, o peggio ancora, egoisti: malgrado tutte le rassicurazioni che siamo pronti a fare prima agli altri, poi a noi stessi, non sottovaluterei questo aspetto; siamo umani, Non Siamo Dei! Se così accadesse, si tratterebbe, in fondo, di una nuova “zona di confort” sottoposta, ahinoi, ad una azione di “lifting”. E allora ciao, evoluzione. Anche no, grazie.
Vince Pezzella.